“Sono messo male, molto male. E il futuro, purtroppo, non mi sorride”. E’ l’esordio della conversazione con Giulio D’Addio, 42enne di Portico di Caserta, rimasto vittima di un brutto incidente sul lavoro qualche mese fa e del quale abbiamo deciso di occuparci da qualche giorno (clicca qui per il primo articolo sulla vicenda https://www.casertareport.com/2024/10/29/fu-vittima-di-un-incidente-sul-lavoro-nel-settembre-scorso-continua-il-calvario-del-42enne-di-portico-giulio-daddio/ ). Giulio è attualmente ricoverato presso il reparto di ortopedia dell’Ospedale Civile di Caserta e ha il corpo completamente dilaniato dalla caduta da una altezza molto vicina ai dieci metri, mentre era intento a tinteggiare la facciata di una villetta di Marcianise, in un cantiere aperto. “Ero concentrato sul mio lavoro e cercavo di ripulire dalle impurità la facciata, prima di tinteggiarla – ci ha confidato – . Quando all’improvviso si è inclinato lo scaletto su cui operavo e, non essendo fornito di alcun tipo di protezione, sono precipitato rovinosamente a terra. Il braccio destro mi è stato completamente ricostruito e non lo recupererò se non al 20-30% (se la degenza e il recupero dovessero andare nel migliore dei modi). E’ rotto dalla spalla, al gomito fino al polso; il sinistro invece è completamente bullonato. Ho perso tutti i denti dell’arcata superiore e mi sono fratturato il bacino. Dopo essere stato ricoverato d’urgenza presso il reparto di Medicina Interna del Sant’Anna e San Sebastiano, mi hanno sposato qui, al quinto piano del reparto di Ortopedia. Sono seguito costantemente da uno psicologo perché la notte continuo a sognare di cadere nel vuoto e a svegliarmi piangendo. Non riesco a guardare la finestra della mia stanza, ho l’incubo di cadere giù!”. Insomma non una bella situazione psicofisica, ma non è quello che lo fa stare peggio. “Non farò i nomi dei titolari della ditta da cui ero stato incaricato e per la quale lavoravo senza contratto, né del titolare della struttura perché sulla vicenda si sono adoperati l’Ispettorato del Lavoro e i miei legali, ma sono seriamente dispiaciuto dal fatto che nessuno di essi si è fatto vivo dal momento in cui sono arrivato al Pronto Soccorso ad oggi. Anzi, su di me e sulla vicenda continuo a sentire menzogne. Voglio ringraziare — conclude D’Addio – chi mi sta vicino e chi assiste settimanalmente mia moglie e i miei tre figli minori, una persona di cuore senza la quale non saprei come sfamare e far andare avanti la mia famiglia. Sarà un percorso lungo e duro il mio, ma grazie a Dio sono ancora vivo”. A Giulio, ovviamente, auguriamo una pronta guarigione e promettiamo di continuare a seguire la sua vicenda affinché il suo caso abbia giustizia.